Cesare Ceranto, padre del nostro decano Luigi, ebbe l'occasione, tra il giungo del 1956 e l'agosto del 1958, di documentare l'opera di ricostruzione del Ponte Pietra, distrutto dall'Esercito Tedesco durante la ritirata alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Le immagini, suggestive e straordinarie, documentano le varie fasi dell'evento.
Note storiche (estratto da Wikipedia)
Il 25 aprile 1945 il ponte venne minato e fatto saltare dai tedeschi in ritirata, esplosione che lasciò integro solamente l'arcata verso città.
Il professore Piero Gazzola, soprintendente ai monumenti di Verona, decise, supportato dall'intera opinione pubblica, la ricostruzione del ponte, diretta dall'architetto veronese Libero Cecchini, il quale lavoro direttamente con le maestranze, storici, artisti, ingegneri, docenti universitari, e diversi altri esperti e tecnici, in quanto fermamente convinto che il ponte si trattasse di una opera d'arte, di cui ogni pietra è scultura, per cui necessitava dei massimi esperti per la sua ricostruzione.
La fase di lettura delle stratificazioni storiche evidenziarono le tre fasi di costruzione, quella romana, quella medievale e quella veneziana, dove quella romana era costituita da grandi blocchi di pietra lavorati a grossa sbozzatura, mentre la struttura medievale e veneziana era a struttura mista di blocchi di pietra e laterizio. Si scelse di ricostruire il ponte dov'era e com'era, riutilizzando il più possibile il materiale originario recuperato dal greto del fiume, anche se non fu possibile un vero e proprio intervento di anastilosi a causa della perdita di numerosi elementi, che furono sostituiti da elementi il più possibile simili. Il ponte venne quindi ricostruito sulla base di un'ampia documentazione grafica e fotografica, utilizzando i diversi metodi costruttivi adottati nelle varie epoche: i lavori, iniziati il 4 febbraio 1957, si conclusero il 3 marzo 1959. I lavori di ricostruzione del ponte furono diretti dall'architetto Libero Cecchini che realizzò le grandi arcate in parte con i marmi originali e in parte con laterizi e con marmi veronesi provendenti dalla Valpolicella.