Introduzione
Sì, è vero, sono curioso. Nel senso che mi piace approfondire le cose, sapere il perché e il per come di tante cose. Cose soprattutto inutili, o che interessano solo a me. So talmente tante cose
inutili che a volte mi sorprendo, non ricordando quando e dove ne sono venuto a conoscenza. Un libro alle medie? Un cruciverba fatto in treno? Uno scampolo di verità letto su un manifesto a
Ebbing, Missouri? Non importa, tanto sono cose che servono solo a me e che non costituiscono argomento di discussione, almeno con persone normali.
E in 56 anni di vita ne ho assorbito di curiosità ed informazioni più o meno inutili. Diventano utili quando innescano ragionamenti più logici ed equilibrati. Tipo: ma davvero in quel posto succede quella cosa? Oppure: mi piacerebbe andare a vedere se quella cosa esiste ancora o se funziona ancora. Ed è così che nascono i miei viaggi, o per lo meno il progetto di essi. Se avessi potuto fare tutti i viaggi innescati dalla mia curiosità, sarei già arrivato a dieci milioni di miglia, come solo Giancarlo Caleffi e Ryan Bingham hanno potuto fare.
In fondo è vero. Sono andato a Toronto “anche” per vedere i sottopassaggi tra le strade usati in inverno per non congelare, ho visitato il Galles “anche” per passeggiare sulle scene dove è stato girato “the Prisoner” e sono finito in Oregon “anche” per osservare la curva dove si schiantò Steve Prefontaine. E ricordo che, da piccolo, spesso il dito curioso che scorreva sulle pagine dell’atlante si fermava su una specie di macchiolina di caffelatte denominata Islanda.
Quella macchiolina è diventata un’ossessione. Ogni anno, dal momento in cui ho raggiunto l’indipendenza economica (avevo quasi otto anni), ho progettato di visitare la terra di ghiaccio, desiderio ricacciato indietro per una serie di noiosi motivi per anni e anni. Fino al 2015, quando una santa donna ha accettato di accompagnarmi in un primo viaggio esplorativo alla ricerca di impianti geotermici, gallerie ad una corsia e le leggendarie scuole-alberghi. Un viaggio diventato mito, con la mente e l’anima che hanno ricevuto uno scossone tale che neppure il Grand Canyon o le patatine all’aglio di Gott’s Roadside avevano innescato.
Quest’anno, grazie anche alle mie non perfette condizioni fisiche, e cogliendo al volo l’occasione di fare due settimane in più di ferie causa matrimonio, abbiamo deciso di tornare in Islanda per vedere quello che non era stato visto nel 2015.
Qui subentra per un attimo la suddetta curiosità, e serve per capire il motivo principale di questo report. Sempre, o comunemente, quando progetto un viaggio passo delle ore su Google Maps per studiare il percorso e vedere se ci sono amenità da visitare. E, come avrete intuito, lo sguardo spesso cade sugli aeroporti, e vi assicuro che se ne vedono delle belle.
Ed ecco che, grande alla complicità della mia moglie paziente, è nato il progetto di visitare e di documentare i piccoli aeroporti islandesi, disseminati qua e là tra ghiacci e colate laviche. Il famoso utile e dilettevole, anche se di utile vi è solo qualche debole traccia.
Non conoscendo le usanze locali ho scritto una mail a Isavia, diciamo ENAC, ENAV e società di gestione aeroporti messe insieme, chiedendo se per fare foto negli aeroporti servisse un permesso o un’autorizzazione. Pensando tricolore ho valutato che non mi sarebbe mai arrivata una risposta. Ingenuo. La mia mail è partita alle 11.01 del primo luglio e alle 12.13 dello stesso giorno la specialista NOTAM di Isavia, Margret Jona Gestsdottir mi ha risposto fornendomi tutte le informazioni di cui avevo bisogno, compresa quella che, ovviamente, mi avvertiva che non serviva alcun permesso o autorizzazione.
Prima di passare le foto, è necessario soffermarsi un attimo sull’importanza dell’aviazione commerciale in Islanda. La posizione dell’isola è strategica, e prima dell’avvento di aerei capaci di trasvolare l’Atlantico senza scalo, era tappa obbligata per tutte le rotte tra l’Europa e il Nord America.
Uno dei primi “layover” hotel al mondo, Icelandair Hotel Natura, fu realizzato a Reykjavík, ed è tuttora utilizzato da diversi equipaggi ed è nello stesso complesso dove hanno sede Isavia e Icelandair. In un paese che conta circa 360mila abitanti, circa l’1,5% della popolazione (uno ogni 66) lavora per le due aziende sopracitate, circa 4.200 per Icelandair e circa 1.100 per Isavia. E non sono le sole del settore…
L’aviazione è poi essenziale per tenere attive le comunicazioni tra la capitale e le zone più periferiche. Le distanze non sono immense, ma la conformazione dell’isola e la rete stradale non permettono trasferimenti rapidi. I collegamenti aerei tra le varie zone dell’Islanda si reggono su un fragile equilibrio tra la necessità di assicurarli e la scarsità di domanda, dovuta alla rarefazione della popolazione. Escluse le località vicine alla capitale, le altre città più popolose dell’Islanda sono Akureyri con 14mila abitanti e Selfoss, con 6mila. Tutte le altre sono ampiamente sotto i 5mila abitanti.
I voli vengono quindi effettuati con piccoli aerei e con poche frequenze. Gli unici aeroporti che possono vantare un traffico internazionale sono Keflavik, Reykjavik e Akureyri, dove opera Transavia da Rotterdam. Gli scali che possono contare su collegamenti stabili sono un’altra manciata. Il resto? Lo vedrete da soli….
A spasso per gli aeroporti islandesi.
Una visione generale degli scali visitati
01. Selfoss Airport
IATA: --
ICAO: BISF
Gestione: privato
Piste: 05/23 mt. 1.100, 15/33 mt. 1.080
Non ho trovato anima viva, non ci sono voli programmati, in pratica il campo è un piccolo aeroclub a disposizione della cittadina
di Selfoss, località in rapida espansione vista la sua posizione vicina ad alcune delle attrazioni più famose d’Islanda e a un tiro di schioppo dalla capitale.
Siamo ancora nella zona più urbanizzata dell’isola, dove puoi trovare nuovi insediamenti industriali e commerciali e addirittura un Subway. Negli anni ho imparato a classificare i luoghi anche in
base alla presenza delle varie catene di fast food. Questo sarà l’ultimo che troveremo prima del ritorno a Reykjavik.
02. Bakki Airport
IATA: --
ICAO: BIBA
Gestione: Isavia
Piste: 12/30 mt. 1.000, 03/21 mt. 840
Aeroporto utilizzato per i voli verso le tormentate (dal punto di vista vulcanico) ma interessanti Westman Islands. Ci sono molte curiosità sull’arcipelago che vale la pena di approfondire. Il volo dura solo sette minuti, ed è uno dei collegamenti commerciali più corti al mondo. L’atterraggio a Vestamannaeyiar è uno dei più spettacolari al mondo.
Le case iniziano a diradarsi, e i pascoli lasciano gradualmente il posto a colate laviche e paesaggi lunari. La strada si restringe e iniziano i ponti ad una corsia, anche lunghi, dove devi prima
controllare che non ci siano altre auto in arrivo, e poi passare. Lo scarso traffico aiuta, ma l’utilizzo della corsia singola in alcuni manufatti, come ponti e gallerie, diverrà una delle
particolarità del viaggio. Per non parlare di curve e dossi ciechi, oltre i quali la sorpresa ti attende sotto forma di pecora, camper lento o panorama mozzafiato.
03. Skaftafell Airport
IATA: --
ICAO: BISF
Gestione: privata
Pista: 16/34 mt. 1.020
Immerso in un paesaggio lunare, il campo volo è utilizzato come base per le escursioni sui ghiacciai del Skaftafell National Park con aerei ed elicotteri. E’ inoltre luogo di ritrovo per gli amanti dell’arrampicata sul ghiaccio e per gli escursionisti in generale. L’ho trovato piuttosto ben frequentato, sia in occasione della prima visita del 2015 che in quella di quest’anno. La posizione è da brividi, con il mare da una parte e le montagne bianche di ghiaccio dall’altra. La zona fu teatro, nel 1996 e nel 2010, di due terribili alluvioni causati da un’eruzione vulcanica avvenuta al di sotto di un ghiacciaio. Sono ancora visibili i resti dei ponti spazzati via dalla furia dell’acqua e l’estesa pianura nera che si può osservare nelle immagini satellitari ne è la conseguenza.
04. Fagurhólsmýri Airport
IATA: FAG
ICAO: BIFM
Gestione: Isavia
Pista: 09/27 1.200 mt
Uno dei tanti campi volo vicini alla costa lungo la Strada Nazionale n.1, quella che ci accompagnerà quasi costantemente nel giro dell’isola. Attività zero, aerei zero, pecore un po’, ma tutto molto ordinato e ben tenuto. L’abbondanza di ghiaino, ovviamente nero, permette la realizzazione di piste con una certa facilità. Non esiste il problema di contaminazione da parte di alberelli o arbusti, visto che qui a malapena cresce il muschio.
05. Hornafjordur Airport
IATA: HFN
ICAO: BIHN
Gestione: Isavia
Pista: 18/36 1.500 mt.
L’aeroporto di Hofn è uno dei molti motivi che mi hanno portato in Islanda. Perché? Traffico? Aerei strani? Fantastica posizione? Nulla di tutto ciò. E’ dipeso da questa scena:
Si tratta dell’ampiamente sottovalutato (per me) film “The Secret Life of Walter Mitty”, diretto ed interpretato da Ben Stiller, con la partecipazione, tra gli altri, di Kirsten Wiig, Sean Penn e
Shirley McLaine. Nel film l’aeroporto di Hofn si camuffa in Nuuk, Groenlandia, dove è ambientata la scena. Per l’occasione la sceneggiatura prevede un volo di Air Greenland da New York a Nuuk,
con Stiller quasi solo in aereo, e per l’occasione il 330 della compagnia dei ghiacci è stato posizionato nel piccolo apron di Hofn. O è un fotomontaggio?
L’aeroporto di Hofn, oltre a recitare, ha comunque una vita propria. Eagle Air serve la metropoli di circa 6mila abitanti ed il circondario con due voli giornalieri verso Reykjavik. 500 euro
circa l’andata e ritorno, se a qualcuno interessa…
06. Djupivogur Airport
IATA: DJU
ICAO: BIDV
Gestione: pubblica (non specificato)
Pista: 18/36 814 mt.
Alcuni si saranno chiesti il motivo per cui la numerazione delle piste non coincida con il nord geografico. Da profano credo che il motivo
risieda nella differenza tra polo nord geografico e polo magnetico che, soprattutto a queste latitudini, si fa sentire parecchio e corrisponde a circa nove gradi.
La pista di Djupivogur viene usata come sentiero per escursioni e si affaccia su un tratto di mare probabilmente oggetto di fenomeni vulcanici, visto il vapore che sale dalla superficie.
07. Breidalsvik Airport
Per la posizione, vedi foto precedenti.
IATA: BXV
ICAO: BIBV
Gestione: pubblica (non specificato)
Pista: 12/30 928 mt.
L’aeroporto è visibilmente poco utilizzato, con alcune presenze di rottami, anche se la pista appare in buone condizioni. La posizione è fantastica e viene la voglia di fare qualche “touch and go”, almeno con la fantasia. Lo scalo serve l’amena comunità di Breidalsvik, che può contare su una popolazione di 139 anime.
08. Faskrudsfjordur Airport
Per la posizione, vedi foto precedenti.
IATA: FAS
ICAO: BIFF
Gestione: pubblica (non specificato)
Pista: 13/31 805 mt.
Ecco un’altra pista protesa verso il mare, con migliori segnali di vita. D’altra parte serve una comunità di quasi 700 persone, anche se l’unica presenza di un essere vivente pare essere una coppia di simpaticissimi cavalli islandesi.
09. Egilsstadir Airport
IATA: EGS
ICAO: BIEG
Gestione: Isavia
Pista: 04/22 2.000 mt.
Nonostante i suoi circa 3.000 abitanti, la zona di Egilsstadir è molto importante in quanto zona di partenza per escursionisti.
L’aeroporto ha ospitato nel recente passato alcuni voli charter dall’Europa, soprattutto Scandinavia, mentre oggi i tour operator preferiscono far arrivare i propri clienti a Keflavik e poi
trasferirli con un volo regionale dall’aeroporto cittadino di Reykjavík.
I collegamenti con la capitale arrivano fino a cinque voli giornalieri, operati da Air Iceland Connect con Dash 8. L’aeroporto è molto ben strutturato, considerando la mole di traffico, ed ha una
sua robusta dignità che, ovviamente, metto subito in comparazione con la fatiscenza del Catullo.
10. Myvatn Airport
Per la posizione, vedi foto precedenti.
IATA: MVA
ICAO: BIRL
Gestore: pubblico (non specificato)
Pista: 02/20 1.055 mt.
ll piccolo campo volo di Myvatn si trova vicino al lago omonimo (in islandese vatn = acqua) in una zona ad alta concentrazione turistica per la presenza di montagne, vulcani spenti, fonti termali
e, appunto, laghi.
Tra tutti i campi visitati, Myvatn è stato l’unico ad accogliermi con un’attività di volo.
11. Akureyri Airport
IATA: AEY
ICAO: BIAR
Gestione: Isavia
Pista: 01/19 2.400 mt.
Escludendo le municipalità vicine a Reykjavík, Akureyri è la città più grande d’Islanda e raggiunge i 19mila abitanti. L’industria
trainante è quella collegata alla pesca, ma la città ha assunto una discreta rilevanza anche in campo turistico vista la sua posizione strategica vicina alle principali attrazioni del Nord.
Il suo aeroporto è strutturato per ricevere aerei di media dimensione. Durante l’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull, Akureyri è stato l’unico aeroporto islandese ad ospitare voli
internazionali e Transavia effettua un servizio stagionale da Rotterdam. La sua posizione permette di scattare delle foto molto particolari e i video degli atterraggi che si trovano sul web sono
spettacolari.
12. Siglufjordur Airport
IATA: SIJ
ICAO: BISI
Gestione: governativa
Pista: 07/25 1.084 mt.
Siglufjordur segna il punto più a Nord che io abbia mai visitato. Si trova a 66°9’7” di latitudine nord, e cioè a pochi chilometri, 45 secondo i miei calcoli, dal Circolo Polare Artico (66°33’39”). La strada per raggiungere la località è una bellezza sconvolgente e lascia lo spazio anche a una mezza avventura, visto che una parte di essa è in galleria ad una corsia. L’attraversamento deve essere fatto con gran cautela, utilizzando gli slarghi della galleria, posizionati ogni 200 metri, per permettere l’incrocio con gli altri autoveicoli. Non vi dico l’ansia…
13. Saudarkrokur Airport
IATA: SAK
ICAO: BIKR
Gestione: Isavia
Pista: 01/19 1.886 mt.
Aeroporto che ha avuto di un collegamento diretto con la capitale fino a un paio di anni fa e che ora ospita solo attività di aviazione generale. Siamo in una delle poche zone pianeggianti di tutta l’Islanda, con allevamenti di cavalli a profusione e un discreto sviluppo turistico. Nel Nord è piuttosto comune accogliere gli ospiti nelle scuole che, durante i mesi di luglio e agosto, si trasformano in alberghi, offrendo un’ospitalità molto dignitosa a completa di tutti i confort.
14. Blonduos Airport
IATA: BLO
ICAO: BIBL
Gestione: Isavia
Pista: 03/21 970 mt.
Il più…bucolico tra gli aeroporti visitati, in mezzo al verde più verde che non si può. Terminal con annessa torre civettuolo, e se fossi un architetto, lo prenderei come spunto per fare una casetta a un appassionato di aviazione. Immancabile la presenza del rullo per “maccare” la pista.
Nei giorni successivi il programma del viaggio prevedeva la visita dei Westfjords, una delle zone più spettacolari d’Islanda che comprende alcuni aeroporti che definire arditi è poca cosa.
Purtroppo le mie condizioni fisiche e la stanchezza accumulata mi ha fatto desistere dall’affrontare ulteriori 800 chilometri, una buona parte dei quali su strada sterrata, preferendo puntare
sulla capitale e riposare un po’.
15. Reykjavík Airport
IATA: RKV
ICAO: BIRK
Gestore: Isavia
Piste: 01/19 1.566 mt, 06/24 960mt, 13/31 1.230
Per descrivere la storia e gli aneddoti di quest’aeroporto ci vorrebbero giorni, se non settimane. L’Icelandair Hotel Natura, dove
ho alloggiato per quattro notti, è pieno di foto e oggetti che ricordano quando era usato come sosta intermedia nei voli tra l’Europa e il Nord America. La vicina presenza delle sedi di
Icelandair e di Isavia fa sì che in quella zona si respiri e ci si cibi di aviazione.
Il completo perimetro dell’aeroporto può essere fatto in bici o a piedi. Ne vale la pena, perché i dintorni sono altrettanto ricchi di storia. Esistono le vecchie baracche costruite dagli inglesi
durante la Seconda Guerra Mondiale, tuttora usate come sedi per associazioni e per un ristorante, ci sono decine di hangar dai quali, ogni tanto, spunta una sorpresa. Un bel posto, insomma, dove
fermarsi a fare un pic-nic ha sempre un valore aggiunto.
L’aeroporto ospita voli di linea per il resto d’Islanda e la Groenlandia e una quantità mostruosa di movimenti di jet privati e di aviazione generale.
Finisce qui questo lunghissimo resoconto del mio viaggio in Islanda, un paese che pare fatto apposta per attirare l’attenzione di un curiosone come il sottoscritto. Non mi vergono a dire che, talvolta, le cose che mi attraggono di un posto non sono esattamente quelle che lo hanno reso famoso, e spesso mi fermo a contemplare delle cose che, per altri, hanno poco significato. L’Islanda è piena di particolarità e unicità, è un paese che siede con i piedi nel continente americano ed il sedere su quello europeo, e già questa cosa, da sola, mi fa impazzire.