Ho ripetuto l’esperienza dell’anno scorso, e cioè mi sono affidato totalmente a British Airways per la prenotazione del volo e dell’albergo; il loro efficiente servizio di prenotazione offre anche una sorprendente scelta per alberghi, tutti di ottimo livello, a costi davvero convenienti. Alla fine, dato che ormai un po’ di esperienza l’ho acquisita, prenotare con British (con adeguato anticipo) è perfino più conveniente di Easyjet o Ryanair, ed offre un servizio di alto livello con due voli giornalieri da Verona. L’unica pecca è l’introduzione, a partire da quest’anno, della scelta del posto a pagamento, che pesa per 12 euro a tratta, a persona, sui voli di corto raggio. Così fan tutte…
Arriva il giorno della partenza. Ad attenderci il favoloso (per me) 737-436, marcato G-DOCO, uno degli ultimi quattordici 37 in dotazione a BA. Purtroppo stanno uscendo di scena, uno ad uno,
sostituiti dai nuovi Airbus della famiglia 320, che però non possono competere con la bellezza di un volo fatto su un “classic”.
Il volo è pieno, completo, come sempre. Mai trovato un posto libero. Non capisco perché British non apra la terza frequenza da Verona, magari su Heathrow (dove un problema sono però gli slot);
riempirebbe anche quello.
Il decollo avverrà per 04, e per la prima volta mi cimento in un video. Visto il sufficiente risultato, lo ripeterò anche all’atterraggio ed al ritorno. Dopo il decollo troviamo tante nuove, ma sopra le Alpi il cielo di apre.
L’avvicinamento alla Manica è davvero spettacolare, anche perché, per motivi probabilmente legati al traffico, la nostra quota di rotta è stata particolarmente bassa.
L’atterraggio avviene in perfetto orario, con un holding in quota praticamente nullo.
Rulliamo verso il North Terminal oggetto, negli ultimi anni, di notevoli lavori di ristrutturazione. Da lontano si scorge il “ponte” che porta ai gate “cento”, uno dei pochi posti di Gatwich da dove si possono fare foto decenti. Il secondo aeroporto londinese è considerato, infatti, uno degli scali meno “spotters friendly” del mondo, non solo della Gran Bretagna.
Lo sbarco avviene da uno dei nuovi “finger” dei gate cinquecento e rotti, per me una novità. La costruzione di questi gate, con passaggio diretto dalla hall centrale (che ha sostituito la storica
spirale di accesso ai gate), ha però cancellato una delle vetrate da cui si potevano fare delle discrete foto, quelle di fianco alla farmacia.
Dopo la noiosa trafila del controllo passaporti, che ti fa perdere una buona mezzora, ci avviamo verso il South Terminal e la stazione dei treni. Evitiamo come la peste il dispendioso Gatwick
Express, optando per un treno che ci porterà a London Bridge. La spesa è meno di un terzo, le frequenze ed i tempi di percorrenza più o meno simili, e da London Bridge le opzioni di ulteriore
spostamento sono sicuramente minori rispetto a Victoria, ma essenziali. Ci sono connessioni con due linee dell’Underground (Jubilee e Northern) e numerose linee dell’Overground, ovvero le linee
ferroviarie che rientrano nelle zone di trasporto urbano. Una di queste ci porterà alla stazione di Greenwich in meno di dieci minuti.
Alcune immagini dell'interessante Greenwich,
I cinque (quasi sei) giorni londinesi volgono al termine. Il tragitto verso Gatwick è il medesimo, Southeastern tra Greenwich e London Brigde e First Capital Connect tra London Bridge e Gatwick.
15 sterline risparmiate.
Arriviamo abbastanza presto e proviamo a fare il check in alle macchinette. Rifiutato. Andiamo allora al desk e, mentre la signora Maria della British ci consegna le carte d’imbarco, le dico che
non sono riuscito a fare il self check in. Lei mi risponde: “Quelle macchine? Ah, rubbish!”. Se lo dice lei.
L’orario di imbarco arriva velocemente, e l’attesa è confortata dall’ultimo pasto al mitico Pret-a-Manger. Saliremo da uno dei nuovi finger “cinquecentoerotti” e la nostra bestia sarà ancora, e
ne sono felice, un 734. E’ la volta di G-DOCN.
Anche per British arriva la moda del rifornimento con passeggeri a bordo. Mi manca solo mamma Lufthansa e poi completo l’album.
Valigia a bordo, il mattone arancione “da sbarco” fa ancora il suo sporco lavoro.
Push back e rullaggio, un momento che, nonostante i tanti voli, mi emoziona ancora un po’...
In un angolo dei remoti, riposta tristemente una vecchia conoscenza, I-DAVA, già Alitalia ed Air Bee. Senza motori fa davvero tenerezza.
Immagini del rientro e della rotta seguita.
Bentornati a Verona.