Nel corso del 2017 il traffico passeggeri low cost degli aeroporti italiani ha, per la prima volta, superato la soglia del 50% del totale. Il progresso è continuato lo scorso anno assestandosi al 51,3% del totale, pari a circa 95milioni di passeggeri.
Nella rilevazione ENAC, che riportiamo successivamente, si nota che dall'inizio della rilevazione la percentuale di progresso della componente low cost è stata rilevante e spesso a doppia cifra, con un solo anno di modesto regresso registrato nel 2013. E' presumibile che, nel corso del corrente anno, i biglietti low cost supereranno per la prima volta il numero 100milioni.
Le caratteristiche del traffico low cost si sono modificate nel tempo. All'inizio, ad esempio, le compagnie focalizzarono la loro attenzione soprattuto su aeroporti secondari, spesso lontani dai punti di interesse, modificando poi la strategia negli ultimi dieci anni con l'apertura di importanti basi anche su aeroporti primari.
Alcuni aeroporti si sono specializzati in traffico low cost, rinunciando allo sviluppo dei vettori tradizionali. Anche in Italia si è assistito ad una forte specializzazione, con alcuni aeroporti tipo Bergamo, Treviso, Pisa e Roma Ciampino che, nei servizi di linea, operano quasi esclusivamente con vettori low cost. Altri aeroporti, come Bologna e Napoli, sono cresciuti nei numeri con un giusto compromesso tra traffico tradizionale e traffico a basso costo.
Come evidenziato nella successiva tabella, alcuni aeroporti hanno raggiunto e superato le cento destinazioni low cost, e in tutti i primi 25 aeroporti italiani per traffico esiste almeno un servizio operato da una delle sette principali compagnie che abbiamo coinvolto nella nostra analisi, e cioè le sei più importanti a livello europeo (Ryanair, Easyjet, Norwegian, Vueling, Wizz Air e Transavia) e Volotea che, negli ultimi anni, si è ritagliata un ruolo non marginale.
I dati sono ripresi dalle singole pagine di Wikipedia, tutte aggiornate a giugno 2019.
L'Aeroporto "campione" del traffico low cost è Bergamo che può contare su 115 destinazioni, delle quali 88 annuali e 27 stagionali. Superano le cento rotte anche Napoli e Milano Malpensa, con Venezia che arriva a 97 e diversi altri aeroporti che superano le 70 rotte.
Come noto, uno dei punti cardine della ripresa del traffico passeggeri dell'Aeroporto di Verona è individuato nell'investimento in traffico low cost. I numeri confermano che, dal 2015 al 2018, l'incremento di passeggeri è stato notevole ed è passato da 772mila, pari al 30% del totale, a 1,63mln, pari al 48% del totale e quindi più o meno in linea con la media nazionale.
Verona, ad oggi, può contare su un totale di 34 servizi low cost, 14 dei quali su base annuale e 20 stagionali. Il totale delle rotte "stabili" è però notevolmente inferiore al numero di servizi offerti dagli aeroporti con traffico fino a 5 milioni di passeggeri, e talvolta inferiore anche a quanto offerto dagli aeroporti con volumi tra i 2 ed 3,5 milioni di passeggeri. Esiste, inoltre, un rischio di concentrazione, in quanto ben 20 dei 34 servizi sono offerti da una singola compagnia (Volotea), aspetto comunque condiviso con altri aeroporti, anche importanti.
Un'ulteriore criticità del traffico low cost dell'Aeroporto di Verona va ricercata nella qualità dei collegamenti. Nella prossima tabella sono elencati i servizi low cost internazionali, e quindi al netto delle rotte domestiche.
Il numero dei servizi di linea low cost da Verona, depurato dalle rotte nazionali, scende da 34 a 21, con ben 17 collegamenti stagionali e solo quattro annuali (Londra Stansted e Birmingham di Ryanair, Amsterdam di Transavia e Londra Gatwick di Easyjet). Ora il numero di collegamenti stabili è nettamente inferiore anche ad aeroporti meno trafficati di Verona, come Firenze, Brindisi e Lamezia Terme.
Nelle precedenti analisi abbiamo evidenziato che gli unici mercati con buoni numeri dell'Aeroporto di Verona sono il Regno Unito, la Germania e la Russia. Con il Regno Unito il legame è forte e storico, e grazie anche a compagnie come Jet2 continua a progredire. Se proviamo a circoscrivere ulteriormente la nostra analisi alle rotte internazionali "extra UK" il risultato è da allarme rosso.
Verona riduce il suo magazzino di rotte low cost internazionali a 17, ben sedici delle quali effettuate su base stagionale. Rimane solo una rotta su base annuale (Amsterdam di Transavia), risultato peggiore tra i primi 25 aeroporti italiani ad esclusione di Trieste, che però movimenta un quinto dei passeggeri di Verona. Di queste 16 rotte stagionali ben 10 sono operate da Volotea.
Per una regione ad alta vocazione turistica, con un tessuto economico ben sviluppato e che ha una forte presenza di stranieri residenti, l'attuale offerta di voli internazionali stabili, sia che appartengano a vettori tradizionali che a basso costo, appare poco comprensibile.
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