Air Dolomiti raddoppia. La compagnia con sede a Verona, controllata da Lufthansa, ha varato infatti un piano da 100 milioni di euro che prevede, in quattro anni, l'entrata in attività di 14 nuovi aerei, l'apertura di nuove tratte e la crescita dei dipendenti dagli attuali 577 a 1.100 unità.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'intervista di Maurizio Cattaneo, direttore de "L''Arena", al Presidente Eberhart.
Air Dolomiti vara un grande progetto di crescita con un piano da 100
milioni
- - Da 577 a 1.100 dipendenti.
- - Nuove tratte,
- - 14 aerei in più
- - Nuovi piloti
Il presidente Eberhart: «Puntiamo sui giovani e sulla
meritocrazia»
Air Dolomiti raddoppia. La compagnia con sede a Verona, controllata da Lufthansa, ha varato
infatti un piano da 100 milioni di euro che prevede, in quattro anni, l'entrata in attività di 14 nuovi aerei (la flotta salirà a 26 velivoli), l'apertura di nuove tratte e la crescita dei
dipendenti che passeranno dagli attuali 577 a quota 1.100 unità.
Grande è la soddisfazione del presidente Jorg Eberhart, da quasi quattro anni a Verona ed artefice della crescita della società che ha come base l'aeroporto Catullo.
Intervista di MAURIZIO CATTANEO, direttore del giornale "L'Arena" di Verona, edizione del 24
settembre 2018. www.larena.it/
Presidente, un segnale positivo per Verona ma più in generale per l'Italia. «Certamente si tratta del segno più tangibile del buon lavoro svolto in Italia. In questo momento
Air Dolomiti è considerata uno degli esempi maggiormente positivi del gruppo Lufthansa».
Ed ora si raddoppia... «Si cresce, certamente. Ma ciò che che più conta è la filosofia del progetto, che ha come base la
meritocrazia e la valorizzazione dei giovani».
Cosa intende? «Il piano prevede l'assunzione di 12 nuovi piloti per ogni singolo aeromobile. Ecco la
prima novità: non prenderemo solo personale già esperto ma li formeremo noi da zero. Ciò significa che chiunque, anche senza alcuna esperienza di volo, può mandare il proprio curriculum. La
selezione sarà dura, ma prenderemo i migliori indipendentemente dal percorso scolastico. Conteranno solo le doti personali».
Si tratta di ragazzi italiani? «Sì, tutto il personale che verrà assunto sarà italiano. E nella selezione conterà solo la
meritocrazia. Ho lavorato qualche anno negli Stati Uniti, e da quel Paese solo tornato con un grande insegnamento. Cioè che l'impegno personale alla fine viene sempre premiato. Ed i giovani
italiani mediamente sono molto preparati ed hanno enormi potenzialità. E una grande dote, l'entusiasmo».
Un segnale importante, dare un'occasione ai giovani, in un Paese dove il 30 per cento di loro non
trova un lavoro stabile... «Le racconto un piccolo segreto. Ogni volta che c'è un nuovo assunto in Air Dolomiti io passo almeno un'ora con lui. Parliamo un po' di
tutto, non solo di lavoro. Che sia un pilota o un amministrativo, questi giovani neoassunti mi comunicano un entusiasmo, una voglia di fare, che contagia anche me. Credo che ogni azienda non solo
debba dare opportunità ai giovani, ma anche nutrirsi del loro entusiasmo. È un dono reciproco che ci facciamo».
Oltre mille dipendenti. Quando il piano sarà completato diventerete una delle maggiori aziende
scaligere. Verona resta comunque centrale nello sviluppo della società? «Certamente. Il piano prevede l'apertura di centri tecnici anche a Firenze, Torino e Milano, ma
Verona resterà il cuore di Air Dolomiti»
Un cuore grande con un Aeroporto che vuole diventare grande. Cosa pensa dei progetti per il
Catullo? «Ho incontrato recentemente Marchi di Save che mi ha espresso entusiasmo per le prospettive che ha il
Catullo. Mi ha anche rassicurato sugli investimenti. Si parlava dell'inizio dei lavori in tempi rapidi, ma per ora non ho visto nulla. Certo l'estate non era il momento adatto
per aprire i cantieri. Mi auguro che si inizi con l'autunno»
Cosa c'è da fare al più presto? «Ormai ogni aeroporto di una certa importanza ha dei finger (i bracci da cui salire
direttamente sugli aerei n.d.r.). Ma non sono il solo a dire che la struttura ha bisogno di un sostanziale ammodernamento. L'aeroporto è il biglietto da visita, la porta
d'ingresso di una città. E Verona, città d'arte e di turismo deve avere lo scalo che si merita. In ogni caso mi sembra che i progetti ci siano».
Aeroporto ma non solo. Un'azienda come Air Dolomiti è ormai una presenza importante nell'intera
comunità... «Certamente, anzi, di più. Noi ci sentiamo come l'anello di congiunzione tra due comunità: quella italiana
e veronese e quella tedesca. In questo senso stiamo varando una serie di progetti con il sindaco di Verona, Sboarina. Siamo partner storici della Fondazione Arena e l'anno prossimo a maggio, a
Monaco, si farà un grande concerto con l'orchestra scaligera. Ma le nostre iniziative sul territorio veronese sono molteplici. Air Dolomiti è di Lufthansa ma l'anima è
veronese».
Cosa ne pensa un tedesco in Italia delle polemiche sull'Europa e su una diffidenza che sembra
crescere? «Guardi, i tedeschi amano l'Italia ed apprezzano non solo le bellezze del vostro Paese, ma gli stessi
italiani che considerano molto preparati. Ne è un segnale il nostro piano di sviluppo. Il fatto che aumentino le presenze tedesche in Italia e che sempre più giovani italiani pensino come sbocco
alla Germania è il segnale più bello. Il resto è politica e preferirei non parlarne. Certamente come manager di una grande azienda dico che l'instabilità non è positiva».
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