Ogni volta che vediamo una nave salpare rimaniamo affascinati dalla sua grande mole, dalle acque spumeggianti generate dalle enormi eliche che la spingono, elegante nel fendere le onde, alta come un grattacielo; se la osserviamo attraverso il finestrino di un jet dall’alto del cielo e guardiamo giù, non la riconosciamo.
E’ il mare ad essere protagonista nella sua immensità, costellato da imbarcazioni di ogni genere, grandi come capocchie di spillo che con le loro scie di spuma graffiano l’enorme distesa d’acqua.
E noi “Aviation enthusiasts” non possiamo che pensare all’aviazione navale.
Alle portaerei.
Ma quelle vere, quelle grandi: 100'000 tonnellate. Oltre 330 metri di lunghezza. 5000 uomini. 80 aerei da combattimento.
Tutto concentrato in un coriandolo colorato, puntino nel mare azzurro.
Volare da una nave è difficilissimo: significa conoscere il mare, le correnti, i venti, decolli ed apponti su una superficie grande quanto un fazzoletto e che è sempre in movimento.
Il tramonto sul mare è qualcosa di eccelso e che ci riconcilia con le bellezze del mondo, così deturpato da uomini insensibili che non meriterebbero le bellezze della terra e del creato che ci sono state donate.
E come il mare si riprende l’onda, l’aereo decolla dalla sua nave ed ogni volta la nave lo riprende tra le sue braccia potenti, i cavi d’arresto, per riportarlo a sé perché come l’onda ed il mare, l’aereo e la nave ci fanno assaporare quella precarietà che rende le cose preziose.
L’onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni.
Scrivi commento