L'Aeroporto di Verona ha registrato lo scorso novembre un totale di 111.317 passeggeri transitati., pari ad una media giornaliera di circa 3.700. Considerando una capienza media per aeromobile di 120 persone, si tratta di circa 30 movimenti al giorno, circa due movimenti all'ora.
Si tratta del peggior novembre dal 2000 (fonte Assaeroporti), ad esclusione del 2001 che risentiva ancora pesantemente della tragedia dell'11 settembre, lontanissimo dai migliori risultati del 2007 e 2011 quando transitarono dal Catullo oltre 180.000 passeggeri.
Novembre è sempre stato un mese "scarico" per il Catullo che, come noto, è un aeroporto che risente molto della stagionalità e che vede concentrarsi la maggior parte del traffico nei mesi estivi e nelle prime settimane di gennaio.
Ed è appunto per questo che il mese di novembre è importante, in quanto ci offre il vero volto del Catullo, quello dei voli di linea e degli operativi annuali, depurato dalla componente straordinaria dei charter e degli stagionali.
Quello che resta è sconfortante. Il Catullo, come volume passeggeri, si è sempre posizionato tra il 12° ed il 15° posto tra gli aeroporti italiani, mentre a novembre 2015 precipita al 19° posto.
Impietoso il confronto con gli aeroporti che circondano l'area di influenza delll'Aeroporto di Verona. Bergamo letteralmente vola con 782mila passeggeri (+7,5% sul 2014), Venezia sale a 553mila (+6,6%) tallonata da Bologna con 519mila (8,6%). Si tratta di multipli, non di piccole differenze. Fanno meglio di Verona anche Treviso (176mila) e aeroporti considerati minori come Lamezia Terme (155mila) e Brindisi (145mila).
Risulta evidente che la criticità più pesante che affligge il nostro aeroporto è la mancanza di collegameti stabili e di alto valore aggiunto, fenomeno che si è recentemente aggravato con l'abbandono di Verona da parte di Air France. Vuoto che non può essere colmato con l'apertura della base della volenterosa Volotea o l'inserimento con il contagocce delle nuove rotte Ryanair. Mancano voli su Parigi, Madrid, Lisbona, Berlino, tutta la Scandinavia, gran parte dell'Est Europa e quasi tutti gli "hub" più importanti. Per una città come Verona, primaria dal punto di vista economico e turistico, è davvero troppo. O troppo poco.
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